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Come valorizzare l’IoT con l’edge computing

L’edge computing è la nuova frontiera per dare maggior valore all’IoT, elaborare i dati più velocemente e risparmiare sulla larghezza di banda usata per comunicare con il cloud. I dispositivi IoT sono sempre di più, i dati inviati all’esterno sono tantissimi e c’è bisogno di tenere la latenza al minimo.

L’edge computing permette di avvicinare alla fonte l’elaborazione dei dati. Un “pezzo” del cloud – l’elaborazione, appunto – viene aggiunto vicino alla sorgente (macchinari, sensori smart, etc) oppure integrato direttamente nei dispositivi. Ciò produce significativi vantaggi per quelle applicazioni che richiedono la latenza più bassa possibile, per esempio nelle dinamiche dello smart manufacturing, dove ogni millisecondo guadagnato è un vantaggio, oppure nel segmento bancario, per accelerare l’autorizzazione dei pagamenti in mobilità.

Gartner ha inserito l’adozione dell’edge computing per l’IoT al sesto posto delle tendenze nelle strategie tecnologiche per il 2020, stimando, inoltre, che entro il 2023 ci saranno 20 volte i dispositivi IoT attuali connessi alla rete periferica. Nel 2018 il mercato dell’edge computing ha raggiunto un valore di oltre 1,2 miliardi di dollari.


I dati dei dispositivi IoT vengono elaborati più velocemente

Sempre più risorse viaggiano verso il cloud, quindi verso un server remoto, dove vengono elaborate, analizzate, archiviate e poi rinviate al mittente arricchite di insights. In un contesto in cui sempre più dispositivi IoT devono comunicare con il cloud, questa organizzazione può non essere più sufficiente per garantire la latenza necessaria: pochi secondi fanno la differenza.

Grazie all’edge computing e integrando dispositivi dedicati alla periferia della rete, i dati vengono gestiti ed elaborati da un server intermedio, posto fra la fonte dei dati e il cloud, oppure direttamente in locale dal dispositivo. È il caso, per fare un esempio più comune, degli assistenti virtuali da salotto, che integrano chip dedicati all’Intelligenza Artificiale per elaborare le richieste degli utenti più rapidamente e senza dover comunicare con il cloud.

Quando tale dinamica viene integrata nell’infrastruttura IT delle imprese, le applicazioni time-sensitive possono operare alla massima efficienza, l’operatività ne esce rinvigorita e, in più, l’azienda ha maggiori opportunità di crescita perché dipende in misura minore dal cloud: è la sua rete a essere diventata più intelligente.


L’edge computing può funzionare anche offline

Accelerare l’elaborazione dei dati è uno dei grandi vantaggi, ma ce n’è un altro che, in tema di business continuity, deve essere considerato dalle imprese: l’edge computing permette all’elaborazione dei dati derivanti dai dispositivi IoT di proseguire anche quando la connessione al cloud è intermittente o, anzi, totalmente assente.

L’edge computing aumenta l’intelligenza dei dispositivi IoT integrati in azienda perché permette ai dispositivi stessi di effettuare parte delle operazioni di elaborazione e di analisi, che normalmente vengono assegnate al cloud e svolte da remoto.


Con l’edge computing, meno banda viene usata per i dati privi di valore

I dati sono tanti, ma non tutti sono effettivamente utili. In una condizione normale, tutte le informazioni dei dispositivi IoT vengono trasferite al cloud, dove vengono analizzate, archiviate e rispedite indietro. Con l’edge computing, cambia il paradigma: nelle soluzioni più avanzate, i dati non solo vengono elaborati alla fonte, ma vengono anche analizzati e arricchiti. Vengono inviate al cloud centrale, insomma, soltanto quelle informazioni che sono effettivamente utili. Oltre ad avere una rete più organizzata e con minori inefficienze, ciò permette di risparmiare sulla larghezza di banda usata per inviare i dati al cloud, in quanto solo quelli effettivamente utili vengono inviati.

Infine, c’è un tema di sicurezza e privacy: meno dati vengono trasferiti verso l’esterno. Nel caso del retail, per esempio, i dati rilevati in locale vengono anonimizzati, analizzati e archiviati dal dispositivo: informazioni potenzialmente sensibili non passano mai all’esterno.

Scritto da Luigi Capuano – Head of Hybrid Cloud & MS Offeringicons8-colore-50
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