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Social Collaboration: perché aumenta la produttività

Gli strumenti di Social Collaboration stanno rivoluzionando il metodo consueto con cui lavoravamo fino a qualche anno fa, prima che diventassero sempre più diffusi nelle aziende. La Social Collaboration, infatti, ha introdotto la prassi intuitiva e smart tipica dei social media all’interno dei processi aziendali, rendendo più veloce la comunicazione e lo scambio di informazioni. A conferma di un mutamento che potremmo definire epocale, si può citare il report Global Human Capital Trends 2019 curato da Deloitte in cui si parla esplicitamente di “social enterprise”. L’impresa “sociale” (da non confondere con gli enti non profit) è un nuovo paradigma di organizzazione in cui l’attenzione al fatturato deve andare di pari passo con quella all’ambiente e agli stakeholder, dipendenti in primis. L’84% degli intervistati ha riconosciuto, per esempio, la necessità di dover ripensare la workforce experience per aumentare la produttività. Un ripensamento nel quale la Social Collaboration sta dimostrando di avere un ruolo centrale.


Il legame tra Social Collaboration e Smart Working

Per comprendere il legame tra produttività e adozione di piattaforme di Social Collaboration bisogna prendere le mosse da alcune evidenze statistiche che, in Italia e in tutto il mondo, fanno registrare tra gli Smart Worker percentuali elevate di soddisfazione. In particolare, tali percentuali si giustificano con il miglioramento del work-life balance e con la crescita di elementi quali motivazione e coinvolgimento dei dipendenti. Tuttavia, è bene ricordare che senza tool in grado di supportare la Social Collaboration, lo Smart Working non sarebbe foriero di maggiore efficienza.

Perché serve la Social Collaboration

La distanza dal proprio ufficio, in pratica, non è una condizione sufficiente per rendere più produttivi se non è affiancata contestualmente da tecnologie che abilitino a svolgere i propri compiti in maniera fluida. Ciò che la Social Collaboration aggiunge, perciò, alle app di messaggistica che utilizziamo privatamente tutti i giorni anzitutto è l’integrazione nativa di sistemi di comunicazione e collaborazione unificati o UCC (Unified Communication & Collaboration).


Dai tool di Social Collaboration al Digital Workplace

Il secondo aspetto che differenzia le applicazioni di Social Collaboration aziendali dalle analoghe disponibili sul mercato per scopi non prettamente professionali è la sicurezza e la stabilità che garantiscono. L’incremento di flessibilità, infatti, non può avvenire a discapito del rispetto di requisiti che rendano l’accesso ai dati in mobilità protetto da violazioni e a prova di downtime imprevisto. Rischi che, nel caso in cui tale accesso non sia gestito avvalendosi di strumenti idonei di Social Collaboration, diventerebbero un fattore controproducente di vulnerabilità. Per questo motivo, sempre più spesso, oggi le aziende si affidano a system integrator che non solo propongono piattaforme adeguate di Social Collaboration, ma lo fanno nell’ambito di un’offerta composita di Digital Workplace che comprende endpoint security, device management, gestione di rete e infrastruttura, manutenzione e aggiornamento. Un’offerta che, a ragione della sua complessità, solitamente avviene in modalità as a Service così da sollevare l’organizzazione che ne usufruisce da tutte le problematiche progettuali e tecniche inerenti.


Perché serve un partner per la Social Collaboration

L’esigenza di ricorrere a system integrator o società specializzate nella fornitura di Workplace as a Service, all’interno del quale sono collocati i sistemi di Social Collaboration, è ancora più urgente in questo periodo. Se si pensa all’esplosione della domanda di una suite come Webex di Cisco che, a causa del coronavirus, ha segnato il numero record di 324 milioni di utilizzatori a marzo, o ancora che nel mese di aprile in Italia le chiamate e le riunioni fatte con Microsoft Teams sono aumentate del 775%, si intuisce l’importanza che assume il governo di questi modelli di collaborazione e delle relative tecnologie. Tant’è vero che sono gli stessi big vendor a certificare i partner che possono accompagnare le imprese nell’adozione ottimale delle soluzioni di Social Collaboration. Proprio perché la produttività non dipende soltanto dalla tecnologia scelta, ma dalla sua corretta implementazione alla luce di quei criteri di sicurezza e resilienza che ogni processo aziendale di comunicazione e condivisione deve assicurare.

Scritto da Giacomo Iucci – Technology Competence Center Manager  icons8-colore-50

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