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Guida pratica all’implementazione efficace dello Smart Working

Smart working vs remote working: una differenza che conta

Fino al periodo antecedente allo scoppio dell’epidemia di Covid-19, in Italia erano in pochi sia a utilizzare sia a conoscere lo smart working (570mila gli smart worker secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano). Questo nonostante la legge n. 81 del 2017 sul “lavoro agile” fosse in vigore già da tre anni e avesse indicato espressamente tra i suoi pilastri gli “strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”.

Tali strumenti sono necessari ai fini della remotizzazione dell’attività lavorativa, ma non bastano a ripensare a un assetto organizzativo nuovo che tragga vantaggio dalla piena cittadinanza dello smart working inteso nel suo vero significato. “Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi”.

Questa è la definizione che il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha ribadito a seguito dell’emergenza coronavirus. Di conseguenza, il riassetto organizzativo, obbligatorio in caso di attività a distanza, va di pari passo con alcune tecnologie abilitanti. In particolare, ve ne sono alcune che, più di altre, possono favorire questo cambio di passo.

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